Quest’anno è il decimo anniversario della mostra Patchwork Arts all'Antica Chiesetta della Cascina del Bruno. L’appuntamento è per il 23 e 24 novembre 2019.
La mostra
Esposizione di patchwork (quilt) eseguiti da Orna Barness con tecniche tradizionali e free style, e le loro variazioni artistiche. Realizzazioni effettuate con l’utilizzo dei moderni strumenti per tagliare, applicare, cucire e trapuntare. L’entrata è libera.
Le origini del Patchwork
La tecnica della trapuntatura (“quilting”), la cucitura di strati di imbottitura e tessuto, era diffusa in America nel XVII secolo ma ha origini antichissime.
Patchwork o "pieced work" è una forma di lavoro ad ago che comporta la cucitura di pezzi di tessuto in un disegno più ampio.
La prima forma base, fu il quadrato, ma su questo semplice modulo nacquero decine di combinazioni giocate sulla diversità dei colori e dei disegni delle stoffe e sui loro accostamenti.
Dal primo pezzetto di stoffa quadrato nacquero i disegni che ancora oggi sono utilizzati per costruire quilt elaborati. "Four Patch" (Quattro Pezze), "Nine Patch" (Nove Pezze) e tutte le loro varianti, come la bellissima "Irish Chain" (Catena Irlandese).
Attorno al quadrato centrale si iniziò ad aggiungere strisce di stoffa chiara e scura, creando la famosissima Log Cabin. Anche senza gli odierni strumenti di precisione (al posto del metro si usava uno spago) le forme geometriche aumentarono: al quadrato si aggiunsero triangoli dalle punte più o meno acute, dai semplici triangoli rettangoli ai Mariner Compass, il rettangolo, il rombo, l'esagono e il cerchio.
Ad ogni nuovo disegno (e alle sue varianti) venne dato un nome, e questo rifletteva la cultura, l'ambiente e le abitudini delle donne che li inventarono.
I patchwork venivano poi trapuntati con cuciture a disegno artistico, spesso per la creazione di corredi.
L’aspetto sociale – “Quilting Bee”
Patchwork o "pieced work" è una forma di lavoro ad ago che comporta la cucitura di pezzi di tessuto in un disegno più ampio.
La prima forma base, fu il quadrato, ma su questo semplice modulo nacquero decine di combinazioni giocate sulla diversità dei colori e dei disegni delle stoffe e sui loro accostamenti.
Dal primo pezzetto di stoffa quadrato nacquero i disegni che ancora oggi sono utilizzati per costruire quilt elaborati. "Four Patch" (Quattro Pezze), "Nine Patch" (Nove Pezze) e tutte le loro varianti, come la bellissima "Irish Chain" (Catena Irlandese).
Attorno al quadrato centrale si iniziò ad aggiungere strisce di stoffa chiara e scura, creando la famosissima Log Cabin. Anche senza gli odierni strumenti di precisione (al posto del metro si usava uno spago) le forme geometriche aumentarono: al quadrato si aggiunsero triangoli dalle punte più o meno acute, dai semplici triangoli rettangoli ai Mariner Compass, il rettangolo, il rombo, l'esagono e il cerchio.
Ad ogni nuovo disegno (e alle sue varianti) venne dato un nome, e questo rifletteva la cultura, l'ambiente e le abitudini delle donne che li inventarono.
I patchwork venivano poi trapuntati con cuciture a disegno artistico, spesso per la creazione di corredi.
L’aspetto sociale – “Quilting Bee”
I Quilting Bee furono eventi sociali estremamente popolari a metà del diciannovesimo secolo che fornivano alle donne uno spazio sociale per riunirsi e conversare mentre esprimevano le loro capacità artistiche. Il Quilting Bee veniva spesso tenuto nella Grange Hall (sala comune della fattoria) o in una stanza della sagrestia della chiesa, che consentiva un numero massimo di 12 donne presenti. Spesso, il numero di ospiti era limitato a sette, che con la padrona di casa componevano due cornici per quilt, l'equivalente di due tavoli da bridge. Una buona trapuntatura in epoche precedenti era un requisito sociale. Spesso le trapunte venivano completate in una singola sessione che durava tutto il giorno. Queste sessioni si concludevano con una cena a base di pollo o tacchino arrosto. Gli uomini di solito arrivavano in tempo per la festa, seguivano poi canti e balli. Come tante altre abitudini rurali consolidate - apple-paring bees, corn-husking contests, e barn raising parties (sbucciatura delle mele, spannocchiatura, costruzione del fienile) - la tradizionale festa del Quilting Bee portava con sé tutti i piaceri sociali. L'evento segnava il completamento di molti mesi di laborioso lavoro manuale.
La Chiesetta del Bruno
Il dipinto The Quilting Party mostra la cucitura finale dei numerosi blocchi della trapunta.
La Chiesetta del Bruno
Da dieci anni la mostra Patchwork Arts si tiene a Cascina del Bruno nell'antica chiesetta. La prima mostra si svolse infatti nella chiesetta il 21 novembre 2009.
Si narra che la Cascina del Bruno prenda il nome dal nobile Cavaliere del Bruno che, nel XIII secolo, si rifugiò in questo luogo, fuggendo da Dosso del Brera dove oggi sorge il convento francescano e un tempo c’era un importante castello dei “Valvassori di Oreno”. Federico, Cavaliere del Bruno, della famiglia dei Della Torre dei Valvassori detti D’Oreno, era probabilmente legato all'ordine del Santo Sepolcro. La cascina esisteva da epoche più remote quando tra il 1222 e il 1262 vi trovò rifugio, ed esisteva molto probabilmente un edificio religioso. Giovanni Dozio (Notizie di Vimercate, 1853) cita la chiesetta descrivendola pericolante ed in stato di abbandono già nel 1570. Sono registrate visite pastorali alla chiesetta nel 1581 e nel 1606. Nel 1847 la chiesetta venne ingrandita e tornò nuovamente disponibile dopo un periodo di inattività.
A partire dagli anni 30 del secolo scorso non sono più eseguiti lavori di manutenzione. All'inizio degli anni 60 fu completata la nuova e moderna chiesa del Bruno e la vecchia secolare chiesetta è lasciata al degrado, che continua fino al 1994, quando la struttura viene salvata dall'intervento ad opera del comune di Arcore, e del Circolo Amici del Bruno che in questi anni ha continuato a tenere in vita l’edificio con iniziative e manifestazioni culturali.
La chiesetta oggi.
Come arrivare
Si narra che la Cascina del Bruno prenda il nome dal nobile Cavaliere del Bruno che, nel XIII secolo, si rifugiò in questo luogo, fuggendo da Dosso del Brera dove oggi sorge il convento francescano e un tempo c’era un importante castello dei “Valvassori di Oreno”. Federico, Cavaliere del Bruno, della famiglia dei Della Torre dei Valvassori detti D’Oreno, era probabilmente legato all'ordine del Santo Sepolcro. La cascina esisteva da epoche più remote quando tra il 1222 e il 1262 vi trovò rifugio, ed esisteva molto probabilmente un edificio religioso. Giovanni Dozio (Notizie di Vimercate, 1853) cita la chiesetta descrivendola pericolante ed in stato di abbandono già nel 1570. Sono registrate visite pastorali alla chiesetta nel 1581 e nel 1606. Nel 1847 la chiesetta venne ingrandita e tornò nuovamente disponibile dopo un periodo di inattività.
A partire dagli anni 30 del secolo scorso non sono più eseguiti lavori di manutenzione. All'inizio degli anni 60 fu completata la nuova e moderna chiesa del Bruno e la vecchia secolare chiesetta è lasciata al degrado, che continua fino al 1994, quando la struttura viene salvata dall'intervento ad opera del comune di Arcore, e del Circolo Amici del Bruno che in questi anni ha continuato a tenere in vita l’edificio con iniziative e manifestazioni culturali.
La chiesetta oggi.
Come arrivare
La mostra è facilmente raggiungibile da Milano attraverso la tangenziale est A51 prendendo l’uscita 20 Villasanta – Arcore, e procedendo sulla strada provinciale SP45. E’ semplice arrivare alla Cascina del Bruno dalla rotonda della Bergamina o da quella del Beat e c’è un ampio parcheggio vicino alla Chiesetta.
Nei dintorni
Nei dintorni della Cascina del Bruno ci sono vari parchi con facili percorsi dove potere fare splendide passeggiate. Se la giornata è favorevole, è possibile partire dalla chiesetta ed effettuare un giro nel Parco della Cavallera percorrendo fino a 4-5 Km in sentieri agricoli e strade chiuse al traffico e fiancheggiando nuclei rurali costituiti da cascine di origine antica.
Ristoranti
Ristoranti
Nelle vicinanze della mostra ci sono due ristoranti con ottime recensioni:
La Bergamina – a 400 metri (5 minuti a piedi) - Via Bergamina 64, 20862 Arcore Italia +39 039 601 3610
Beat – a 650 metri (8 minuti a piedi) - Via Forlanini, 61, 20862 Arcore Italia +39 039 601 3570
La Bergamina – a 400 metri (5 minuti a piedi) - Via Bergamina 64, 20862 Arcore Italia +39 039 601 3610
Beat – a 650 metri (8 minuti a piedi) - Via Forlanini, 61, 20862 Arcore Italia +39 039 601 3570
Nessun commento:
Posta un commento